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Giovanna d'Arco, diventa l'impossibile

Beffata, ma non sconfitta
Margny-lès-Compiègne
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Il 23 maggio 1430 tentai un attacco contro la città di Margny.
Fui respinta per tre volte,

e vedendo arrivare i rinforzi del nemico fui costretta a comandare la ritirata al riparo delle mura di Compiègne.
Fu allora che il governatore della città, il vile Guglielmo di Flavy, diede ordine di chiudere le porte
nonostante i miei uomini non fossero ancora del tutto rientrati.
Ci trovammo prigionieri.
Provai di tutto per resistere, calciai e agitai la spada,
finchè i nemici mi strattonarono, disarcionandomi.
Ero in mano a Giovanni di Ligny, vassallo del duca di Borgogna.


Inizialmente fui tratta come una prigioniera d'alto rango. Non per questo non tentai la fuga: a Beaulieu-les-Fontaines, una prima volta, fui scoperta per un soffio. Ci riprovai a Beaurevoir,
annodando le lenzuola per calarmi da una finestra, ma era troppo corta. Caddi perdendo i sensi, e i giorni seguenti mi ripresi molto faticosamente. Pregavo ogni giorno perché Dio mi desse un segno della sua presenza.
Dopo 4 mesi gli Inglesi pagarono il mio riscatto, rivendicando il loro diritto a processarmi secondo il diritto Ecclesiastico.

Il mio re, il re a cui avevo consegnato il trono di Francia...
Dov'era il mio re? Non si era mai offerto di pagare il riscatto
che pagarono invece i miei nemici.
L'amara verità era che ero troppo amata dai francesi per potere vivere.

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