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Gandhi. Sii il cambiamento

Una lunga marcia
DANDI, Spiaggia. 1934
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Le proteste erano fuori controllo, ormai, e gli atti di vandalismo in tutta l'India mi fecero vergognare dell'ignoranza su cui si basavano.

Nel '30 intrapresi la marcia del sale, dopo inutili tentativi di mediazione con le istituzioni. Per protesta contro il monopolio imperiale sul sale, iniziai un tragitto a piedi verso la spiaggia di Dandi. Fu un tragitto di moltissimi giorni.
Una volta raggiunte le coste dell'Oceano indiano, ne raccolsi il suo sale. Il popolo mi imitò, ma la repressione fu brutale... Venni arrestato assieme a migliaia d'Indiani e a mia moglie. Alcuni addirittura si fecero percuotere fino alla morte, ma mai risposero con la violenza...


Tutte le volte che sono finito in carcere, non furono mai e poi mai per atti di violenza. Circa un anno dopo, uscito di prigione, firmai con il vicerè Lord Irwing, il Patto di Delhi. Gli Indiani sospendevano la disobbedienza civile, ma gli Inglesi si impegnavano al rilascio dei prigionieri politici.
Decisi di lasciare la mia vita politica nel '34; in quel momento non pensavo più all'indipendenza, ma alla riforma spirituale dell'India, che era diventata di primaria importanza.

Mi spostavo nel Paese esortando il popolo al rifiuto dell'intoccabilità, alla riforma della vita quotidiana, alla morale nobile del lavoro. Mi stabilii in un villaggio vicino Wardha, chiamandolo Sevagram.

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