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Gandhi. Sii il cambiamento

Microcosmo di uguaglianza
CALCUTTA, Congresso Nazionale Indiano. 1901
PLAY ME
Un giorno, in Sudafrica, rischiai d'essere ucciso in un linciaggio da parte di alcuni bianchi che mi stavano aspettando.

Sotto i colpi, una signora riuscì a salvarmi, difendendomi con un ombrello. Non denunciai nessuno. Incominciò il processo di semplificazione del mio stile di vita. La mia famiglia era autosufficiente.
Ci tagliavamo i capelli l'un l'altro e ci lavavamo i vestiti da soli, invece che in lavanderia. Nel 1901 partecipai al Congresso Nazionale Indiano, a Calcutta, e, una volta tornato in Sudafrica, iniziai a girare per il treno in carrozze di terza classe, con miseri abiti da pellegrino.


Dopo un periodo con questa condotta, feci ottenere, agli Indiani, la possibilità di poter viaggiare in prima classe, se vestiti in modo appropriato secondo le regole sudafricane. Venivo chiamavano fratello Gandhi.
Leggevo quotidianamente la Gita indù e feci mio l'aparigraha, l'insegnamento ascetico di non possedere nulla. Mi adoperavo per curare i malati in un ospedale di Indiani colpiti da un'epidemia di peste nera. Fondai il settimanale Indian Opinion. Io e i miei collaboratori, tra cui mio figlio Manilal, vi scrivevamo in tono moderato,

cercando di dimostrare la nostra fedeltà all'Impero Britannico, ma denunciando le discriminazioni razziali. Acquistai cento acri a Phoenix, vicino a Durban, dove, oltre ad abitare con la mia famiglia e i miei collaboratori, stampavamo il giornale. Qui tutti avevano stessi diritti e stessa paga. Vivevamo con poco, in semplicità.

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